28 ottobre 1922 a Massa Lombarda
- Mauro Remondini
- 28 nov 2022
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Benito Mussolini, già socialista espulso dal PSI nel 1914, fonda nel marzo 1919 a Milano i Fasci di Combattimento. Aderiscono nazionalisti e reduci scontenti della “vittoria mutilata” della guerra 1915-18.
I Fasci si caratterizzano subito per la loro violenza verbale e fisica contro il PSI e i suoi aderenti, contro gli operai, il loro sindacato e i loro giornali colpevoli tutti di generare caos e disordini nel Paese.
A Milano squadre fasciste attaccano il 15 aprile 1919 un corteo di scioperanti. Assaltano poi la sede dell’Avanti! , quotidiano del PSI, devastandone gli uffici. Nessuno interviene.
Le violenze fasciste, tollerate dal governo e dalle forze dell’ordine, d’ora in poi saranno quotidiane un po’ ovunque in tutta Italia.

Il movimento fascista si guadagna così la benevolenza delle forze più reazionarie: industriali e agrari che si vendicano così delle conquiste operaie e contadine del 1919.
Massa Lombarda è amministrata da una giunta comunale socialista: è presente un forte sindacato e un sistema diffuso di cooperative. C’è una forte repulsione del fascismo e solo alla fine del 1920 appaiono le prime squadre non locali però ma di Imola.
All’inizio del 1921 si costituisce il fascio con una decina di iscritti grazie all’aiuto finanziario di un agrario locale.

Lo guida Gustavo De Luca, reduce e mutilato di guerra, studente universitario di famiglia medio borghese. Nel corso del 1921 aumenterà di numero e si organizza in 5 squadre, in tutto una trentina di picchiatori la cui moralità è nota nel paese.
La città sarà oggetto di numerose incursioni di camice nere provenienti dai paesi circostanti. La prima è quella di domenica 19 giugno 1921. Alle quattro del pomeriggio arrivano da Imola una decina di picchiatori fascisti su un autocarro al canto di «Giovinezza». Sono armati di pistole, fucili, coltelli e degli immancabili bastoni. Urlano e aggrediscono cittadini inermi che non si sono levati
il cappello al loro passaggio o non hanno alzato il braccio teso, il saluto fascista.
Giovanni Bordini, segretario della sezione del PSI, su segnalazione dei fascisti locali, viene aggredito e picchiato a sangue nella sua casa davanti ai famigliari. I carabinieri non intervengono, come in tutte le altre incursioni. Il paese sarà sempre alla mercè dei picchiatori fascisti.
Le altre incursioni avverranno il 24 luglio, il 3 settembre, nella notte fra il 31 dicembre e il primo gennaio 1922 e il 15 luglio 1922.
La reazione dei massesi alle violenze fasciste: non c’è un piano di contrasto organizzato da parte del sindacato e dei partiti operai. Il PSI invoca la legalità e invita i suoi iscritti a non cedere alle provocazioni. Il PCdI, più combattivo, non partecipa a una riunione organizzata dalla CGL per costituire un “Comitato di difesa proletario” accusando i dirigenti del sindacato di «prendere ordini dai socialisti».
In tal modo la reazione è affidata ai singoli o a piccoli gruppi facilmente individuabili e isolati, quindi inefficace.
Per esempio nella seconda metà del 1921 Giuseppe Baffè costituisce una squadra che si scontrerà con quella di De Luca a colpi di pistola il 31 dicembre 1921. Ma non sortirà alcun vantaggio all’antifascismo se non una lieve ferita alla testa a De Luca. Questo sarà il pretesto per una feroce rappresaglia dei fascisti che si concretizzerà nell’incendio di una casa colonica di un antifascista, la distruzione della Cooperativa Metallurgica e la devastazione per incendio del deposito macchine della Cooperativa Braccianti.
Il 1marzo 1922 in una gigantesca e cruenta zuffa provocata dai fascisti in piazza delle Camice Nere (ora Matteotti) morirà un giovane fascista. Questo fatto abilmente sfruttato da De Luca che si presenterà come vittima in un’assemblea pubblica e che porterà a una specie di legittimazione del partito fascista. Non solo ma anche nuove iscrizioni soprattutto di agrari, imprenditori e altre personalità che poi saranno anche i finanziatori del fascio stesso.
Il fascio prenderà sempre più forza: si impedirà fisicamente ai cittadini di festeggiare il 1° maggio; si strapperà dai muri i manifesti inneggianti alla festa e si malmenerà chi aveva anche solo una cravatta rossa.
Ormai i fascisti la fanno da padroni e non essendoci alcuna protezione e aiuto da parte delle forze dell’ordine si fa strada fra i cittadini scoramento e rassegnazione.
Il 15 luglio ci sarà una ulteriore invasione di fascisti prendendo come al solito come pretesto una inesistente provocazione di antifascisti. Viene minacciato di mettere a ferro e fuoco il paese se la giunta socialista non si dimetterà la quale per evitare un ulteriore turbamento dell’ordine pubblico cederà al ricatto.
Si arriva così al 28 ottobre 1922.
Il paese subisce passivamente e rassegnato la presa del potere da parte di poche decine di fascisti armati di pistole e di fucili da caccia al comando di un “triumvirato segreto di azione”.
Occuperanno punti strategici del paese e gli edifici pubblici. Il municipio verrà affidato alla reggenza di Gaetano Bonvicini. I carabinieri hanno ricevuto l’ordine di restare in caserma
A Lugo i fascisti occupano “gli uffici della Sottoprefettura senza resistenza alcuna né da parte delle poche guardie regie, […] né da parte del Sottoprefetto».
Alle ore 18 De Luca arriva a Lugo con “le squadre di Massa Lombarda in pieno assetto di guerra”. assumendo subito il comando militare. Arrivano anche le squadre dei paesi circostanti.
A Massa Lombarda intanto i fascisti emettono un proclama: «Il governo è cambiato come in altre città; ordiniamo a ciascun cittadino di continuare il proprio lavoro e di non opporsi».
Istituito un “tribunale” per gli oppositori presieduto da uno squadrista della “prima ora”.
Un testimone fascista così annoterà compiaciuto : “La rossa Massa Lombarda fu tenuta da poche decine di uomini e non si registrarono fatti drammatici ed episodi eroici.”
Il 30 ottobre arriva l’ordine di smobilitazione. Viene organizzato un corteo per festeggiare la “vittoria”.
Così la cronaca di un giornale fascista:
“Tutta Massa Lombarda era presente, vibrante di italianità esultante perché erano stati cacciati dalla vita pubblica gli imbelli, i colpevoli, i mercanti. [….]
L’entusiasmo ha raggiunto il colmo quando il console (De Luca) parlando dal balcone del Municipio
ha ringraziato a nome del fascismo e dell’Italia gli intrepidi squadristi, i combattenti ed il popolo”.
Ecco come gli “intrepidi” fascisti “conquisteranno” i comuni italiani e il potere che porterà alla dittatura.
Per maggiori dettagli : Mauro Remondini “Il Paese della Frutta” Massa Lombarda 1919-1945 Cronache tra democrazia e fascismo dal paese che inventò la frutticoltura industriale e conquistò l’Europa.”
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