Consiglio Comunale straordinario per commemorare il centenario della morte di Emilio Roli, sindaco
- Mauro Remondini
- 19 nov 2022
- Tempo di lettura: 25 min
Aggiornamento: 2 mag 2023
2 febbraio 2008

EMILIO ROLI
(1844-1907)
Gentile sindaco, signori consiglieri e cari concittadini,
credo innanzitutto sia doveroso dare atto al sindaco e alla giunta comunale, organizzatori di questo incontro celebrativo della figura di Emilio Roli a cento anni dalla morte, di attenzione e sensibilità ai temi della memoria storica che rappresenta un fattore di coesione e di progresso di una comunità.
Emilio Roli è stato un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita, circa quarant’anni, allo sviluppo e alla crescita non solo economica, ma sociale e culturale del proprio paese.
Ha fatto parte di quel gruppo di borghesi illuminati che, operando nel 1800 e nella prima metà del 1900 gettarono le basi che fecero di Massa Lombarda una delle cittadine più industrializzate e fiorenti della Romagna: parlo di Vittorio Crud, di Eugenio Bonvicini, di Luigi Maccaferri, di Emilio Roli, di Pompeo Torchi, di Adolfo e Gaetano Bonvicini, di Camillo Borgnino.
Queste persone, tra l’altro, hanno avuto il pregio e l’umiltà di vivere in paese, di partecipare alla sua vita politica e sociale in prima persona e a diretto contatto con i problemi della popolazione.
Emilio Roli, a 22 anni, ad un anno dalla laurea in giurisprudenza, si arruola come volontario nelle file garibaldine nella III guerra di Indipendenza e combatte a Bezzecca. Al ritorno esercita la professione di notaio; non è ricco e non lo diventerà.
Nel 1867, quando Eugenio Bonvicini è sindaco, Roli, assieme al coetaneo Pompeo Torchi (grande proprietario agrario), entra in consiglio comunale dove prevale il partito moderato composto in gran parte da proprietari agricoli, che egemonizza una minoranza democratica del partito d’azione di Giuseppe Mazzini.
Al tempo le elezioni amministrative e politiche avvengono su base censitaria e gli amministratori locali non vengono retribuiti, così come i deputati e i senatori.
Gli amministratori massesi dopo l’Unità d’Italia si trovano ad affrontare una situazione del paese alquanto difficile ereditata dallo stato pontificio. Vari e preoccupanti sono i problemi: la estrema povertà, le opere pubbliche mancanti, la pubblica istruzione, la sanità, l’assistenza sociale, fino ad un nuovo e più funzionale assetto dell’amministrazione comunale.
Un altro problema è quello della laicizzazione della società civile del paese che si intreccia con la questione di Roma, ancora in mano al Papa e che rende i rapporti difficili fra Stato e Chiesa e fra amministrazione comunale e clero locale.
Emilio Roli è su posizioni laiche e di netta separazione fra Stato e Chiesa che esplicita in consiglio comunale nel marzo 1870 quando si discute un o.d.g. presentato da un consigliere democratico, Giuseppe Mancini, per la rinuncia da parte del comune dello “Jus Patronato”. Lo Jus rappresenta una specie di protettorato che il municipio esercita da tempo sulla chiesa locale accollandosi le spese per la manutenzione e restauri della chiesa di S. Paolo, del campanile, della parrocchia ecc.. In cambio il Comune ha il diritto di nominare il parroco della chiesa. Mancini presenta la questione della sua soppressione non soffermandosi solo sul problema economico, ma allargando il discorso sulla rappresentanza e laicità del Comune che comprende tutti i cittadini al di là della religione professata e quindi non ne favorisce una piuttosto che un’altra.
Il giovane Emilio Roli è su questa linea e aggiunge che questo diritto poteva andare bene per il passato ma ora lo Jus patronato “non è che un rancidume, un avanzo dei tempi feudali e che in omaggio al progresso, alla libertà, anche alla libertà della stessa Chiesa cattolica devesi rinunciare al medesimo lasciando che la Chiesa si sviluppi ed operi da sé, secondo la nota formula di Cavour: libera Chiesa in libero Stato”. E manterrà sempre fede a questo principio come nel 1899, quando, dopo aver partecipato come sindaco, assieme a Eugenio Bonvicini presidente della provincia, all’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno a Roma dirà in consiglio comunale: “A questo grande fatto che consacrò la libertà di pensiero meritava che Massa Lombarda vi avesse partecipato”.
Bonvicini, stimando Emilio Roli uno dei giovani consiglieri comunali più promettenti, lo candida prima ad assessore nel 1872 (sindaco Gaetano Torchi) poi a consigliere della Congregazione di Carità. La Congregazione raggruppa tutte le opere Pie e amministra un notevole patrimonio di terreni agricoli, case, legati pubblici ecc, nonché il Monte di Pietà e l’ospedale infermi. E’ il secondo centro di potere dopo il Comune: il suo bilancio finanziario è pari all’incirca alla metà di quello comunale.
Alla fine del 1873 in campo nazionale la situazione è davvero molto difficile: i raccolti estivi sono stati scarsissimi e non in grado di sfamare la popolazione che già patisce la fame in periodi normali e si temono quindi sommosse e disordini. L’amministrazione comunale pensa di scongiurare questa eventualità istituendo assieme alla Congregazione di carità e l’aiuto della piccola Cassa di Risparmio una cucina per la distribuzione di una minestra alla popolazione più povera nei mesi di gennaio e febbraio 1874. Questa cucina verrà poi periodicamente aperta anche negli anni successivi e rimarrà in attività fino alla vigilia della prima guerra mondiale.
In paese, per il momento, non ci sono manifestazioni di rabbia popolare o disordini. Anzi, si cerca un colloquio con l’amministrazione comunale: l’unica istituzione presente nel territorio, essendo lo Stato completamente assente. Una trentina di donne spinte dalla fame, sono digiune da 24 ore, vanno in delegazione dal sindaco in una mattina di metà aprile. All’incontro col sindaco ci vanno accompagnate dai loro figli; chiedono lavoro per i mariti, reclamano un provvedimento contro l’aumento continuo dei prezzi dei generi di prima necessità ed un soccorso per sopravvivere. Una dimostrazione civile di grande compostezza e dignità da parte di donne quasi tutte analfabete le quali chiedono innanzitutto lavoro per non vedere i figli morire di fame.
Emilio Roli in consiglio comunale si farà carico di questa situazione richiamando l’attenzione dei colleghi con una semplice e lucida analisi: il momento è grave sia perché, dice, “il proletario difficilmente trova d’impegnare l’opera sua, sia perché il salario è sproporzionato al prezzo dei generi di prima necessità”. Il sindaco gli risponde compiacendosi per i suoi “sentimenti filantropici” e assicurando che la giunta avrebbe fatto il possibile.
Come si vede il soccorso alla disoccupazione è visto ancora in termini filantropici a cui non si sottrae il giovane Roli che proporrà però qualcosa in più: un contributo del Comune da dare alla Congregazione di carità perché operi gli interventi più urgenti nella misura di 1500 lire (all’epoca un kg di farina costa 45 cent. e un bracciante guadagna circa 250-300 lire all’anno).
La collocazione politica di Roli ormai è chiara e definita: quando ci saranno le elezioni politiche del 1874 nel collegio uninominale di Lugo fra Bonvicini, a cui lo lega amicizia e riconoscenza, ma è nel campo moderato-conservatore- monarchico e Aurelio Saffi (uno dei triumviri della Repubblica romana del 1848) a cui lo lega la prospettiva politica e l’impegno sociale ed è nel campo riformista-repubblicano, non avrà dubbi: si schiererà con quest’ultimo firmando, per Massa Lombarda, assieme a Luigi Maccaferri (ingegnere e proprietario agricolo, cugino di E. Bonvicini) il manifesto di presentazione della candidatura.
Vincerà Bonvicini che diventerà così deputato.
Questa sua prima esperienza durerà poco: il 18 marzo del 1876 il governo Minghetti (di cui Bonvicini è sostenitore) è battuto alla Camera perché si oppone alla immediata discussione di una mozione sulla tassa del macinato. Il re nomina allora presidente del Consiglio Depretis: inizia così quella che sarà chiamata “rivoluzione parlamentare” con l’ascesa al potere della sinistra (fino al 1890). Le nuove elezioni politiche sono fissate per il 5 e 12 novembre 1876. Bonvicini dovrà quindi rimettere il mandato di deputato dopo solo due anni. Il fronte progressista offre la candidatura al poeta Giosuè Carducci e di nuovo Emilio Roli, questa volta con Venceslao Baravelli (ingegnere e proprietario agricolo) firmerà per Massa Lombarda il manifesto elettorale di sostegno al candidato Carducci e di denuncia delle colpe dei passati governi di destra.
Al primo turno vincerà Bonvicini, ma al ballottaggio sarà primo, per un soffio, Carducci.
Successivamente, per norme della legge elettorale sui docenti universitari, Carducci dovrà abbandonare per sorteggio lo scranno di deputato. Di nuovo elezioni, fissate per 10 aprile 1877. Carducci suggerisce al comitato democratico il colonnello Francesco Pais della sinistra radicale che viene accettato tra malumori e divisioni e così Eugenio Bonvicini vincerà alla grande e al primo turno.
Il deputato Bonvicini a Roma cercherà subito di operare per realizzare un suo progetto che aveva tra l’altro promesso agli elettori in campagna elettorale: la ferrovia Lugo-Lavezzola. Con un telegramma del 9 giugno 1879 comunicherà alla popolazione massese che la ferrovia “Rimini-Ferrara con diramazione Lavezzola-Lugo [è stata] approvata”. A questo risultato certamente non è estraneo il buon rapporto fra il deputato Bonvicini ed il ministro del lavori pubblici, il romagnolo Alfredo Baccarini.
Un problema che i democratici agitano con vigore è quello del suffragio universale e l’allargamento della base elettorale. A Massa Lombarda, per esempio al primo turno, della sfida Bonvicini-Carducci gli aventi diritto al voto erano stati 192 e avevano votato in 148. Carducci era diventato deputato con appena 300 voti, Bonvicini nel 1877 con 382.
Un problema che non dovrebbe interessare i cattolici perché secondo il “non expedit” del Papa, a loro è proibito la partecipazione al voto. Ma non sempre questa proibizione viene seguita.
Comunque a Massa Lombarda non c’è, al momento, alcun partito o movimento politico cattolico.
A chi invece non importa nulla del suffragio universale e non partecipa mai alle elezioni, per scelta, è il movimento anarchico, molto forte in Romagna, il cui capo riconosciuto era, alla fine degli anni ’70, il giovane Andrea Costa (1851-1910).
Nell’agosto del 1879, il ventottenne Costa compie però una scelta importante. In una la lettera scritta in esilio a Lugano e indirizzata “Ai miei amici della Romagna”, pone il problema del “rivoluzionarismo verbale ed astratto” degli anarchici che si è dimostrato perdente ed isolato. Costa ripudia i principi insurrezionali e accetta il metodo legalitario ed elettorale. Nel mese di marzo 1880, tenendo fede a quanto scriveva nella sua lettera, formula un progetto per la costituzione di un partito socialista che chiamerà Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna.
Nel campo democratico-repubblicano proprio in quegli anni viene costituita la Lega della Democrazia che indirà manifestazioni in tutta Italia per la riforma della legge elettorale e il suffragio universale.
Sulla spinta di queste manifestazioni, sorge a Massa Lombarda, nella seconda metà del 1881, l’Associazione Democratica i cui animatori sono Emilio Roli e Raffaele Ghelli (avvocato e proprietario agricolo). Nel programma, firmato, per la prima volta, anche da operai, artigiani, negozianti, impiegati, l’Associazione dichiara apertamente di voler fondare e organizzare il Partito Democratico.
Questo partito, scrivono Roli e Ghelli, non deve essere però l’espressione di una classe o di un individuo, ma “di tutti gli uomini” con l’obbiettivo della pacifica “convivenza civile”.
Al centro dell’interesse del Partito Democratico c’è l’uomo e la sua libertà individuale inviolabile “in ogni sua manifestazione pacifica e civile”; come deve essere inviolabile la proprietà, la famiglia, il domicilio e la libertà di pensiero, di parola, dei culti. Altrettanto inviolabile “ la libertà di riunione, di associazione, la libertà di voto, del lavoro, dello scambio e del credito”.
Significativa e moderna la proposta di riforme per far progredire l’Italia: il suffragio universale, la Costituente per cambiare lo Statuto Albertino, poi l’abrogazione della pena capitale, l’indipendenza della magistratura dal governo, l’abuso del carcere preventivo, il decentramento amministrativo, la riforma degli Enti Locali (Comune e Provincia), la sostituzione dell’esercito stanziale con la nazione armata.
Ci sono anche proposte di carattere economico finalizzate a realizzare l’equità sociale attraverso l’istituzione di cooperative di produzione e consumo.
Infine l’istruzione che dovrà essere laica, gratuita e obbligatoria nelle scuole dei Comuni e dello Stato con libertà di insegnamento pubblico e privato.
Come si vede un corposo programma riformista, laico e liberale che Roli e Ghelli collocano nel solco della tradizione repubblicana di Mazzini che predicava una convivenza civile cooperante senza contrapposizioni fra le classi sociali.
Il tentativo di formare un partito e di caratterizzarsi come tale anche in consiglio comunale rende la vita politica locale meno “marmellata” e le differenze più marcate. E i rapporti politici a questo punto cambiano perché in questa maniera i democratici cercano di smarcarsi dalla egemonia moderata che aveva caratterizzato l’attività politica locale per diversi anni dopo l’Unità d’Italia.
L’Associazione democratica però non avrà vita facile a cominciare dal divieto del delegato di Pubblica Sicurezza di stampare e diffondere il programma per finire al sindaco moderato-conservatore Giovanni Bassi (sindaco dal 1877 al 1885, notaio e cognato di Bonvicini), che a sua volta tenterà di non riconoscere l’Associazione come soggetto politico, come partito che ha propri rappresentanti nel consiglio comunale.
La morte di Giuseppe Garibaldi (2 giugno 1882) avvicinerà le singole anime della sinistra e questo si tradurrà, almeno per la Romagna, in un accordo politico, in vista delle elezioni di fine ottobre, fra repubblicani-democratici, radicali e socialisti. L’incontro risolutivo si avrà alla fine di agosto a Imola alla presenza di Costa, presenti i delegati di molti comuni, tra cui Massa Lombarda (unico del collegio elettorale di Lugo) rappresentato da Emilio Roli e Tebaldo Marchetti.
Le elezioni politiche generali dell’ ottobre 1882 vengono fatte con la nuova legge che modifica i collegi che da uninominali diventano plurinominali su base provinciale, amplia notevolmente la base elettorale (includendo per la prima volta coloro che indipendentemente dal censo sono in grado, attraverso una dichiarazione notarile, di dimostrare la “capacità” di leggere e scrivere, ma escludendo sempre le donne). A Massa Lombarda si passa così dagli 85 elettori del 1860 ai 374 del 1882 e poi ai 443 del 1883 (su un popolazione che nel 1881 contava 5.731 cittadini). Gran merito di questo aumento è di Emilio Roli che instancabilmente stimola la Società operaia a fare iscrivere i suoi soci alla lista elettorale e raccoglie come notaio le dichiarazioni di “capacità”.
Il risultato del collegio di Ravenna permetterà di inviare per la prima volta in parlamento un deputato socialista, Andrea Costa e a Massa Lombarda la lista democratica-socialista, raggiungendo il 54% dei voti, supererà per la prima volta quella moderata.
Non solo. L’irrompere nella scena politica dell’Associazione democratica aveva fatto sì che Emilio Roli sostituisse nel 1881 alla presidenza della Società Operaia di Mutuo soccorso il moderato Virginio Martoni (notaio). La Società Operaia era sorta nel 1872 sotto lo stimolo di Carlo Venturini.
Emilio Roli e i democratici, ora in maggioranza, cercheranno subito di dare nuova dinamicità alla Società Operaia allargando la sua sfera di intervento con la costituzione di una Cassa depositi e prestiti per i soci, la promozione di una cooperativa di consumo, lo studio per la fattibilità di una cassa di invalidità e vecchiaia.
L’attività di Emilio Roli, sia come amministratore che come presidente della Società Operaia sarà indirizzata soprattutto alla ricerca del lavoro per gli operai nella convinzione che a un miglioramento della loro condizioni di vita avrebbe fatto seguito anche la convivenza civile e concorde della società tutta, cioè la pace sociale.
Per lui infatti come dirà in un suo discorso in occasione del 10° anniversario della fondazione della Società Operaia (settembre 1883), Massa Lombarda sarebbe in quel momento una piccola isola al riparo degli scontri fra capitale e lavoro (che si stanno verificando nelle campagne del mantovano, del Polesine e in Romagna) perché “la borghesia e gli operai [sono] lealmente stretti da un vincolo di concordia e fratellanza”. Un’analisi che contrasta però con quella del suo compagno di partito Ghelli che descrive invece l’ambiente in cui vivrebbe la classe lavoratrice di Massa Lombarda come “debole, anemico, senza fede e coraggio” e come gli operai e gli artigiani fossero presi da apatia e sconforto.
Fra i progetti di Roli e Ghelli, c’è anche l’intento di creare all’interno della Società Operaia una struttura in grado di aiutare l’operaio a trovare lavoro facendo da tramite tra offerta e domanda. Grande idea che però è in anticipo sui tempi: essa sarà alla base proprio della prima Camera del lavoro istituita nel 1890 a Milano.
Più concretamente Emilio Roli, nel marzo del 1884 propone, sempre nell’ambito della Società Operaia, la costituzione di una cooperativa braccianti (che lui chiama Unione dei braccianti), come quella fondata un anno prima a Ravenna dal ventunenne Nullo Baldini. Il principio è giusto e va nella direzione di unire i braccianti perché non si presentino al lavoro facendosi concorrenza l’un l’altro e possano prendere in appalto lavori anche di una certa consistenza, evitando “l’ingordigia” degli appaltatori. Ma all’assemblea generale dei braccianti se ne presenteranno solo una trentina (su oltre 1000); l’Unione si farà ugualmente, ma ancora nel 1886, due anni dopo, i soci non supereranno il numero di 50 quota minima perché la cooperativa sia giuridicamente formata.
Ma il seme ormai era stato gettato e nel 1890, presidente della Società Operaia Eugenio Bonvicini, la cooperativa si potrà finalmente costituire con una adesione massiccia di soci.
Nell’ottobre 1885 il sindaco Giovanni Bassi si dimette e Roli, che era stato eletto assessore dopo le elezioni parziali di luglio, gli subentrerà. Governerà Massa Lombarda fino al 30 giugno 1891.
Fino alle elezioni amministrative del 1889 guiderà una giunta in gran parte moderata espressione di un consiglio altrettanto moderato.
Alla fine degli anni ’80, la preoccupazione del lavoro per i braccianti e i muratori di Massa Lombarda è di molto attenuata perché vengono a compimento quasi contemporaneamente due importanti opere pubbliche (a cui l’Amministrazione Comunale non era stata estranea finanziariamente): la ferrovia Bologna-Budrio-Massa Lombarda che Emilio Roli inaugurerà nel dicembre 1887 con una cerimonia modesta e un po’ sbrigativa e il tronco Massa Lombarda-Lugo (della linea Lugo-Lavezzola) nell’aprile del 1888. Quest’ultima cerimonia invece sarà preparata da Roli con grande cura e partecipazione; e se ne capisce la ragione: è il capolavoro di Eugenio Bonvicini. Utilizzando questa occasione, Roli renderà un omaggio postumo al grande agronomo svizzero Vittorio Crud (rimasto in paese dal 1825 al 1836) che tanto fece per l’agricoltura massese bonificando dapprima vaste zone e poi sperimentando con successo nuove colture tra cui la barbabietola da zucchero nella sua tenuta Cybo (già degli Estensi) e ora Eynard. Abbandonò Massa Lombarda perché deluso dalla inerzia dei proprietari agricoli locali che non seguirono il suo esempio e il suo insegnamento. Da qui Roli trae la convinzione che l’agricoltura è importantissima per la comunità e va quindi protetta, aiutata e il suo sviluppo va visto in funzione del legame con l’industria.
Nella seconda metà degli anni ’80, l’Associazione Democratica si sfilaccia, la sua azione si indebolisce: il fallimento dell’Unione braccianti, e il non decollo di alcune attività della Società Operaia avevano avuto un peso non indifferente. A questo si deve aggiungere il venir meno dell’apporto all’Associazione di alcuni dei fondatori più autorevoli: E. Roli, diventato sindaco, sarà molto “preso” dal suo ruolo istituzionale; Ghelli che dirada di molto i suoi interessi verso Massa Lombarda (abita a Bologna ed è del giugno 1885 la sua rinuncia a consigliere comunale e provinciale). Verrà meno anche l’impegno di Angelo Roli, ormai medico, quando nel novembre del 1887 si dovrà allontanare da Massa Lombarda, per motivi di leva militare. Sarà in quell’ambiente “di dolori, di violenze e di parassitismi” che Angelo Roli si avvicinerà alle idee socialiste diventando poi all’inizio degli anni ’90 uno dei più apprezzati ed amati esponenti del socialismo massese e romagnolo. Non meno importante infine il fenomeno, nello stesso periodo, di una emigrazione di componenti la direzione del movimento democratico, soprattutto artigiani, verso il campo socialista.
La presenza politica dei socialisti a Massa Lombarda è testimoniata dall’esistenza del circolo Carlo Marx (fondato nel 1883) e legato a Costa e al suo Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna. La sua collocazione nel paese è ancora marginale (sono i democratici protagonisti in quel periodo), non disgiunta da un suo isolamento da ricondursi sia a cause interne, per la presenza di una componente anarchica ancora forte, sia a cause esterne, per una volontà del partito moderato di mettere un cordone sanitario attorno a quella cellula considerata rivoluzionaria.
Ai primi dell’anno 1889 ci sono manifestazioni spontanee dei braccianti per il lavoro un po’ ovunque in Romagna. A Massa Lombarda la situazione è più tranquilla ma ugualmente carica di tensione. Poiché oltre alla Società Operaia, nessun altra associazione dei lavoratori è ancora presente nel territorio, i braccianti si organizzano spontaneamente radunandosi in piazza e inviando commissioni dal sindaco.
Roli vuole evitare manifestazioni e tumulti e nel ricevere i componenti delle commissioni che per lui sono i “capi-operai”, cerca di rassicurarli dicendo loro che avrebbe fatto il possibile per procurare lavoro. E così, non si stancherà di rivolgersi direttamente al prefetto perché faccia pressione sul ministero per sollecitare lavori di bonifica, gli unici lavori in grado di dare sollievo alla popolazione bracciantile.
C’è in questo atteggiamento di grande disponibilità da parte della amministrazione comunale un tratto comune che lega tutti i sindaci massesi dai moderati-conservatori quali Pompeo Torchi, Giovanni Bassi al democratico-repubblicano Emilio Roli. Bisogna anche dire che questa mediazione continua fra proletariato e istituzioni farà sì che a Massa Lombarda non ci siano esplosioni di collera e fatti gravi di sangue; questo è un periodo storico in cui forte è la repressione delle manifestazioni di piazza in cui le masse popolari spinte dalla fame chiedono “pane e lavoro” e finiscono con morti e feriti. Conselice (1890) e Bagnacavallo (1898) saranno solo due esempi vicini a noi.
Non solo. Sempre in nome della pace sociale Roli cerca pure di evitare che i lavoratori massesi si uniscano nella protesta con quelli degli altri comuni. A questo proposito scrive al prefetto, che non solo aveva evitato fino ad allora che i braccianti di Massa Lombarda “prendessero parte ad alcuna dimostrazione per chiedere lavoro”, ma era riuscito anche a far sì che non accogliessero “gli inviti fatti loro […..] dai braccianti di Conselice di recarsi a Lugo presso la sottoprefettura”. Quindi, scrive ancora Roli, “il contegno corretto di questi nostri operai” spera sia ”titolo perché a essi venga usato uno speciale riguardo e non siano trascurati allorché vorranno prendere parte ai prossimi lavori [governativi di bonifica]”.
L’intenzione di Roli è sempre finalizzata a procurare lavoro, quindi quanto ha scritto è certamente a fin di bene però è evidente anche il tentativo consapevole o inconsapevole di esercitare quella che Costa e Turati chiamavano l’egemonia democratica-borghese sulla classe operaia e a cui i socialisti cercheranno di sottrarre il movimento dei lavoratori. E’ qui forse sta la fatica politica di Roli di capire i nuovi tempi e la necessità della classe operaia di organizzarsi e di unirsi autonomamente.
Roli è ancora sindaco quando il 19 settembre 1889 il re concederà a Massa Lombarda il titolo di Città per la condotta dell’intero paese nella cattura dei malviventi del ricatto Cavina.
Per Roli il riconoscimento non premiava Massa Lombarda solo per il fatto in sé, ma perché “il nostro paese ha provveduto largamente a tutti i servizi pubblici”. E ora, aggiunge con solennità, “Ripieghiamo la nostra vecchia bandiera rurale spieghiamo la nuova bandiera della città: ma badiamo di conservarla come fu per lo passato immacolata e gloriosa”.
Nello stesso anno (novembre 1889) ci saranno finalmente le elezioni amministrative comunali per il rinnovo completo del Consiglio Comunale, applicando la nuova legge elettorale amministrativa che amplia la base elettorale, (dai 63 elettori del 1860 si arriva ai 583 del 1889, (con le donne sempre escluse dal voto), permette poi l’elezione del sindaco da parte del consiglio comunale per i comuni al di sopra dei 10.000 abitanti (per Massa Lombarda dal 1896).
La maggioranza che ne esce è ancora moderata ma si deve riscontrare la presenza di otto democratici al cui interno ci sono per la prima volta tre operai-artigiani: due falegnami e un fabbro-ferraio. Si tenta di mettere in piedi una partecipazione delle due anime politiche alla guida dell’Amministrazione comunale, come più volte era avvenuto in passato, ma la convivenza in giunta fra democratici e moderati, segno dei tempi, non sarà delle più facili. Eugenio Bonvicini, nominato senatore nel 1890, è assente da Massa Lombarda per lunghi periodi e quindi non sempre in grado di esercitare le sue capacità di mediazione.
Chi ci rimette sarà l’attività comunale e così dopo le elezioni parziali amministrative del giugno 1891, Roli, ancora sindaco, e i democratici, ritenendo insoddisfacenti i risultati, si dimetteranno in blocco. Come conseguenza ci saranno nuove elezioni, in cui, astenendosi i democratici dal voto, quasi tutti i consiglieri saranno moderati che eleggeranno poi sindaco di nuovo il moderato Giovanni Bassi.
E’ di quell’anno l’elezione da parte del consiglio comunale della moglie di Emilio Roli, Pia Leonesi a consigliere della Congregazione di carità. Entrerà poi nella direzione della Società Operaia come rappresentante della sezione femminile (costituitasi nel 1877) diventando più tardi vice-presidente. Sarà l’unica donna che in quel periodo abbia raggiunto una carica di tale prestigio (la Società Operaia al tempo conta oltre 600 iscritti) e non in “quota rosa”. Il sottoprefetto così la giudica: “E’ colta, ma gode di poche simpatie. E’ ambiziosissima e si atteggia a libera pensatrice”. Si noti questo giudizio ambiguo; da un lato ne riconosce le qualità e dall’atro tende subito a sminuirle. Insomma, tenendo conto dell’ottusità politica dei sottoprefetti e della considerazione che si aveva al tempo della donna specialmente se impegnata socialmente, Pia Roli deve essere stata una donna in gamba, degna compagna di Emilio Roli.
Il sindaco Giovanni Bassi, rimasto in carica fino alla fine del 1893, sarà sostituito dall’assessore Luigi Maccaferri, che non aveva seguito i suoi ex amici democratici nell’astensione dalle elezioni.
Nel frattempo i socialisti massesi, il cui partito a livello nazionale si era costituito ufficialmente nel 1892, sotto la guida di Angelo Roli e forti di ben tre circoli avevano cominciato la loro azione di propaganda e di proselitismo propugnando l’unione e l’organizzazione in partito della classe operaia come fattore essenziale del loro progresso. Per i socialisti il raggiungimento di condizioni migliori di vita per i lavoratori passa attraverso la lotta di classe che, per Turati, deve essere pacifica e legalitaria e dentro le istituzioni. Da qui poi la scelta di partecipare in prima persona alla lotta elettorale sia politica che amministrativa. Ma il partito socialista considerato dai moderati “eversivo” al pari di quello anarchico sarà nel mirino di Francesco Crispi presidente del consiglio dal dicembre 1893.
Luigi Maccaferri avrà l’ingrato compito di reggere l’amministrazione comunale durante la dura repressione crispina dei socialisti e dei democratici che a Massa Lombarda inizierà nel febbraio 1894 con un vero e proprio assalto delle forze dell’ordine alla sede del circolo socialista attraverso l’abbattimento della porta d’ingresso e una brutale perquisizione. Seguirà poi il suo scioglimento. Il circolo era intitolato ad Angelo Roli ed era frutto dell’unione dei tre precedenti dopo la morte di Angelo Roli nell’aprile 1893. In varie ondate repressive alcuni dirigenti socialisti verranno incarcerati, molti altri inviati al confino. Democratici-repubblicani, come Tebaldo Marchetti e Carlo Venturelli, entrambi maestri elementari, verranno denunciati e condannati a un mese di confino, poi assolti dal tribunale di Ravenna. Anche Emilio Roli verrà minacciato dal delegato di Pubblica Sicurezza di confino per avere “trescato” con i socialisti, di avere avuto rapporti con Andrea Costa e soprattutto di avere difeso di fronte all’opinione pubblica i socialisti massesi accusati di essere una banda di malfattori portati in tribunale con una prima accusa di associazione a delinquere, poi assolti.
Il paese è incredulo di fronte a tanta violenza e accanimento verso persone pacifiche, conosciute e stimate tanto che molti borghesi tra cui Adolfo Bonvicini, e Pompeo Torchi sentiranno il dovere di andare a testimoniare al processo in favore dei democratici Marchetti e Venturelli. Non solo; difenderanno pure i socialisti arrestati dichiarando che erano “uomini d’ordine”. Tutti gli accusati saranno via via scagionati, tranne i socialisti che saranno condannati al confino ed anche al carcere come i due dirigenti Cesare Valenti (agricoltore) e Giuseppe Marri (falegname).
La repressione andrà avanti anche nei primi mesi del 1895.
Governare un paese, anche se abbastanza tranquillo come Massa Lombarda, diventa ogni giorno più difficile e impegnativo e non basta più, sulla scia del moderatismo di stampo cavourriano e “piemontese”, una buona e onesta amministrazione, che però è priva di slancio. La popolazione massese vive per l’80% sull’agricoltura: ci sono (secondo una statistica del 1894) ben 1865 braccianti (comprese le donne abili) che lavorano appena 90 - 120 giorni all’anno e 1531 coloni (comprese le donne abili) che stanno un po’ meglio dei braccianti ma vivono anch’essi in grande povertà. Per risollevare il paese occorre quindi mettere in campo iniziative, stimolare le forze produttive, creare un rapporto nuovo con i lavoratori e porre attenzione e rispetto alle nuove forme di organizzazione operaia che stanno nascendo sia in ambito sociale che politico.
Una sfida che la classe politica moderata di Massa Lombarda verso la fine del secolo non è in grado di affrontare, né di comprendere il cambiamento che sta attraversando la società. Ne è prova il fatto che dopo le dimissioni del sindaco moderato Battista Ricci Signorini (proprietario terriero) che aveva retto tale incarico nel triennio 1895 - 1898, nessuno dei 16 consiglieri suoi compagni di partito si sente di prendere il suo posto; dietro ad una figura carismatica come Eugenio Bonvicini (ormai abbondantemente oltre la settantina) non ci sono uomini all’altezza. Domenica 2 ottobre 1898, undici consiglieri moderati, tra cui Bonvicini, si riuniscono in forma privata, proprio in questa sala del municipio per sancire la loro incapacità a esprimere un sindaco e per decidere “dopo breve discussione” di offrire tale carica al consigliere democratico di opposizione Emilio Roli (eletto come unico non moderato, benché non si fosse presentato) nonostante il parere non del tutto positivo del prefetto su questa operazione.
Roli accetterà l’offerta.
Ma perché Roli decide di guidare una giunta e un consiglio tutto moderato, in una situazione politica diversa da quella degli anni 1885-1891?
Perché ha in mente un progetto ben preciso da realizzare per dare inizio allo sviluppo industriale del paese, un’idea attorno a cui costruire il futuro economico del paese e che coltiva da diverso tempo: la costruzione di uno zuccherificio.
E’ l’ obiettivo della fabbrica che vuole raggiungere e non gli importa con chi lo realizza, con quale schieramento politico, purché vada a buon fine. E’ convinto che questo progetto possa avere successo, perché parte dal territorio in cui l’agricoltura è la fonte principale di attività e di reddito. L’industrializzazione legata all’agricoltura sarà infatti la stella polare che per gran parte del novecento guiderà lo sviluppo di Massa Lombarda raggiungendo spesso successi notevoli riconosciuti a livello nazionale ed europeo. Su questa linea sono anche i due massimi esponenti dei proprietari terrieri Adolfo Bonvicini e Pompeo Torchi.
In questa vicenda occorre anche mettere in rilievo il bel gesto politico di Eugenio Bonvicini che rifiuta il piccolo cabotaggio della sua parte politica e le elezioni anticipate che sarebbero state un trauma per il paese e non avrebbero poi risolto granché. Dà invece un colpo d’ala alla politica amministrativa offrendo la carica di sindaco a Roli perché conosce il suo progetto sullo zuccherificio e sa che cercherà con tutte le sue forze di portarlo a compimento.
Insomma entrambi superano le divisioni politiche, i piccoli e meschini interessi di bottega per un interesse più alto che è quello dello sviluppo del paese e del suo benessere.
L’industria saccarifera in Italia era sorta da poco più di un decennio (1887) e si era collocata in un mercato in relativa espansione anche se lo zucchero non è alla portata delle classi popolari perché ha un prezzo alto su cui grava il dazio protettivo e una forte imposta di fabbricazione.
Intanto nel luglio del 1899 i socialisti e i democratici-repubblicani decidono di tornare in consiglio comunale presentandosi insieme nella lista dell’Unione per le elezioni per il rinnovo di metà dei consiglieri; su 10 consiglieri, 8 andranno all’Unione (4 democratici e 4 socialisti); i moderati passeranno così da 16 consiglieri a 12.
L’attività di Roli per lo zuccherificio, dopo la riconferma a sindaco, prende slancio: sarà frenetica, assidua e così totalizzante da trascurare completamente la sua professione. Viaggia tantissimo: Milano, Verona Genova, Bologna, la Svizzera. Non mancheranno anche momenti di forte scoramento e sfiducia tali da portarlo a un certo punto a presentare le dimissioni dalla carica perché pensa di aver fallito l’obbiettivo. Ma tutto il consiglio comunale sarà sempre al suo fianco infondendogli fiducia e coraggio.
Roli, allora riprende a tessere la sua tela che alla fine giungerà a un risultato “malgrado l’avversione […] anche di molti proprietari; dopo promesse inadempiute, rifiuti ed amare delusioni”, come scrive Luigi Quadri nei suoi Diari. Finalmente il 19 settembre 1900 Roli telegrafa da Ginevra: “Firmato ora atto costitutivo nostro zuccherificio”. Ad agosto 1901 inizierà la prima campagna saccarifera a ciclo continuo con oltre 300 addetti, turni di 12 ore e una paga media di 29 centesimi l’ora (1 kg di pane costa 36 centesimi e un chilogrammo di zucchero 1,26 lire).
Grazie a Roli, si è così innescato un meccanismo virtuoso denso di promesse per il nuovo secolo; lo zuccherificio è sorto grazie alla volontà e alla caparbietà di un avvocato-notaio, democratico-repubblicano, che ha sfruttato con intelligenza l’opera e l’indicazione di agronomi, l’onda favorevole di un periodo di sviluppo industriale iniziato in Italia già da qualche anno, assieme a una rete di amicizie e conoscenze (in senso positivo) coltivate negli anni.
Sarebbe toccato ora alla parte più intelligente della borghesia terriera e dei ceti produttivi approfittare di questo nuovo fervore in paese prendendo finalmente a cuore il suo progresso economico. A questa chiamata risponderà però il solo Adolfo Bonvicini (e in parte anche Pompeo Torchi) con l’introduzione della frutticoltura industriale nel 1903; anche per lui non mancheranno incomprensioni, amarezze e l’avversione di molti proprietari agricoli.
Di nuovo sarà Roli a prendere l’iniziativa, avviando trattative per altre fabbriche.
Nel frattempo, il movimento operaio raggiunge a Massa Lombarda traguardi importanti per la sua organizzazione: grazie al lavoro incessante e convinto dei socialisti si formano, sempre nel 1901, le leghe di miglioramento dei braccianti, delle risaiole (mondine), dei muratori, dei coloni e dei mezzadri. In quest’ultima lega è da segnalare anche la presenza repubblicana.
Per Roli però questo movimento nascerebbe in un momento inopportuno perché avrebbe impressionato sfavorevolmente i capitalisti che avrebbero così rotto le trattative per installare nuove fabbriche a Massa. Per sgombrare il campo da possibili equivoci Roli riconosce “il diritto di tutti gli uomini a difendere il proprio interesse” e significativa è stata la sua determinazione a far accettare la lega dei mezzadri ai proprietari agricoli nel 1902 durante la vertenza del patto colonico. Ma egli pensa che solo si fosse “ritardato di un anno la formazione delle leghe operaie” con molta probabilità Massa Lombarda avrebbe avuto “due superbi opifici”.
Comunque due insediamenti industriali, grazie al suo interessamento sorgeranno ugualmente a Massa Lombarda e inizieranno il lavoro uno nel 1906 (la tessitoria), l’altro nel 1907 (la fabbrica di trasformazione dei pomodori).
Un’altra opera a cui Roli tiene particolarmente (assieme a Bonvicini e ai sindaci di tutta la provincia di Ravenna) è il Canale destra Reno: la sua realizzazione infatti avrebbe permesso l’impiego di migliaia di braccianti per molto tempo e la bonifica di interi territori. Roli con altri sindaci si recherà in commissione a Roma per sollecitare l’opera, organizzerà i “comizi” a Conselice e a Massa Lombarda. Finalmente alla fine di maggio del 1903 (dopo quasi 20 anni di aspettative) si avrà “l’esodo” dei braccianti ravennati verso i lavori del Canale destra Reno, come titolerà il Resto del Carlino dell’epoca.
A luglio 1902 ci sono le elezioni amministrative per rinnovare la metà del consiglio. I moderati, ormai alquanto sfiduciati, non presentano liste. La composizione del nuovo consiglio comunale vedrà così i socialisti per la prima volta in maggioranza (12 su 20), con 5 democratici-repubblicani e la presenza di soli 3 moderati, due dei quali daranno subito le dimissioni.
I socialisti, che entrano per la prima volta in giunta, ripropongono ancora Roli quale sindaco così come lo ripropongono candidato al consiglio provinciale (eletto assieme a un operaio socialista di Conselice) nel mandamento di Massa Lombarda che comprende i Comuni di Conselice e S.Agata. A livello locale c’è quindi fino a questo momento un pieno accordo fra socialisti e repubblicani.
Ma poi interverranno frizioni, incomprensioni con un eccesso di protagonismo dei socialisti che porta alle dimissioni di Roli, che poi ritorna sui suoi passi dopo le scuse dei socialisti.
Nell’aprile del 1903 Roli comincia ad assentarsi causa la malattia.
Ma non si assentano gli attacchi da parte di giornali dei moderati e di un nuovo gruppo conservatore massese i “giovani liberali monarchici”, ma i consiglieri socialisti e democratici lo difendono a spada tratta.
Ormai i moderati sono in pieno caos non solo a Massa Lombarda, ma in tutto il collegio di Lugo: nelle elezioni politiche del novembre 1904 non riescono a presentare un candidato per cui a contendersi il seggio (tornato uninominale) saranno Brunelli per i socialisti e Taroni per i repubblicani. Vincerà quest’ultimo con 130 voti di scarto. Ma il risultato di Massa Lombarda rattrista i repubblicani locali: 306 voti per Brunelli (79% dei votanti) e solo 74 per Taroni (il 19%).
Roli e Marchetti, entrambi per Taroni, infatti si erano spesi molto per queste elezioni mettendo in campo tutto il loro prestigio: l’uno come sindaco l’altro come presidente della Congregazione di carità.
Su questo risultato del collegio di Lugo si innescherà una polemica fra i due partiti a livello provinciale che poi si riverbererà su quello locale, ma il consiglio comunale e la giunta ne saranno ancora immuni.
E’ in questo periodo che i servizi sociali hanno una forte spinta: progetto dell’ospedale (a carico della Congregazione di carità, ma con un forte aiuto finanziario dell’amministrazione comunale) istituzione della refezione scolastica, concessione di un sussidio comunale di disoccupazione (iniziativa questa importante perché al tempo non esiste nessuna assegno di disoccupazione), si pongono le basi del progetto per un nuovo asilo infantile (stesso discorso che per l’ospedale), progetto di costruire le tre scuole rurali di Villa Serraglio, Oppio e Zeppa e procurare case per gli operai. Queste nuove iniziative si aggiungono alle altre già presenti come le scuole serali e domenicali, i sussidi didattici per gli scolari poveri, le medicine gratuite agli indigenti, nonché tutti i medici condotti, le ostetriche e i maestri a carico completo del Comune, la Casa del pane (già dal 1902), iniziativa di Giuseppe Sangiorgi a cui l’amministrazione comunale aveva collaborato fattivamente.
E’ della fine di aprile 1905 il viaggio di Roli e dell’assessore Valenti a Milano per trattare con un’industriale per l’impianto di una fabbrica tessile a Massa Lombarda. Questo viaggio aveva affaticato molto Roli che da metà maggio sarà costretto ad assentarsi per malattia; darà anche le dimissioni da sindaco che verranno respinte. Questo non impedirà ai giovani liberali monarchici di attaccarlo ancora e di nuovo saranno i consiglieri comunali socialisti a difenderlo.
Nel frattempo nell’estate vengono fatte le elezioni comunali per il rinnovo di metà consiglio: lui, assente, viene rieletto sindaco e il consiglio comunale tutto gli invia un affettuoso saluto e un augurio.
Roli tornerà solo alla fine di ottobre 1905.
Le polemiche fra socialisti e repubblicani, sopite, torneranno a marzo del 1906 allorché la sezione socialista mandamentale (in mano agli intransigenti e rivoluzionari) decide di non appoggiare Roli per le nuove elezioni provinciali come aveva fatto in precedenza. E questo non perché non abbia dato buona prova di sé, dicono i socialisti, ma per una scelta politica intransigente che deve dare al partito la “visione chiara ed esplicita della lotta di classe”.
Al suo posto, per Massa Lombarda, verrà eletto il non ancora trentenne maestro socialista Giulio Zaganelli, dirigente della sezione locale, che batterà proprio Roli per 197 voti.
I consiglieri socialisti (Valenti in testa) che non erano stati del tutto d’accordo con questa scelta, decidono di seguire l’esempio di Roli che, amareggiato, il 21 aprile darà le dimissioni non esistendo più per lui le condizioni politiche (l’unione dei partiti “popolari”) che l’avevano eletto sindaco.
Inevitabile il commissariamento e nuove elezioni in cui Roli, sempre più ammalato, non si presenta, come non si presenta Valenti, legato a lui da grande amicizia e affetto.
Nuovo sindaco sarà il trentacinquenne socialista Giovanni Manaresi (impiegato), negli ultimi tempi assessore con Roli e anch’esso legato a lui da profonda amicizia, come testimonia una lettera del gennaio 1907 scritta da Roli allo stesso Manaresi.
Roli morirà il 25 maggio 1907. Nello stesso giorno la giunta comunale gli intitolerà la strada dove aveva la casa di abitazione e dove era morto e deciderà che i funerali fossero a carico del Comune.
I funerali, saranno grandiosi e partecipati e non solo dai cittadini massesi.
La moglie Pia Leonesi chiederà che non siano pronunciati discorsi perché, sono parole sue, “Tutti sanno che l’avvocato Emilio Roli è stato più che figlio, padre amoroso del suo Paese”.
Parole giuste, ma soprattutto vere.

2 febbraio 2008
Commemorazione Emilio Roli
Foto scattata di fronte casa dove Roli aveva vissuto e dove era morto
da sinistra: assessore Marconi, Mauro Remondini, Gian Luigi Caravita (proprietario casa), il sindaco Linda Errani e Marisa Galanti, moglie di Caravita e bibliotecaria.

2023
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